Comodo, sul divano di casa, ieri sera ho visto.....

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Leprotto Bisestile
view post Posted on 13/4/2015, 09:51




CITAZIONE (disneyano95 @ 11/4/2015, 15:05) 
Comunque sí la segretaria é doppiata da Dina Perbellini, hai imaparato la sua voce quindi

Avevo già imparato vedendo Bagdad, anche se qualcuno, che sicuramente manco conosce il film, m'aveva voluto far credere che mi fossi sbagliato, giusto per buttare un po' di fango addosso a me che tra l'altro ero l'unico ad averlo degnato di qualche parola. Scusate lo sfogo e grazie a disneyano per la conferma.

CITAZIONE (Esponja88 @ 11/4/2015, 15:34) 
Ho rivisto S.O.B (1981), splendido film di Blake Edwards che non conosce quasi nessuno

Io purtroppo lo conosco eccome -_-
Ecco il commento che avevo scritto altrove cui apporto qualche lieve ritocco:

Ieri sera ho visto S.O.B. - Son of bitch (S.O.B., 1981). Caldamente raccomandatomi dal fan numero uno di Julie Andrews, questi m'ha espressamente chiesto di non farmi influenzare dal suo giudizio superpositivo sulla pellicola: non c'era pericolo che ciò accadesse :D Nonostante il grande interesse suscitato dalla sceneggiatura autobiografica di Blake Edwards (è praticamente la storia del flop del suo Operazione Crêpes Suzette, anche quello con protagonista sua moglie Julie Andrews), nonostante le due adorabili canzoni intonate dalla nostra amata tata volante ad inizio e fine film (sebbene con un voluto ma ugualmente tremendo fuori sinc nella prima!) e i suoi divini vocalizzi al pianoforte, nonostante il bell'adattamento italiano che porta il personaggio della Andrews ad essere famoso per il ruolo di Mary Poppins e non di Peter Pan come dicono in originale, nonostante l'irresistibile comicità di Richard Mulligan prima completamente muto e che poi parla esageratamente a raffica, nonostante il celebre topless di Julie che comprensibilmente suscitò non poco scalpore (meno comprensibile la standing ovation di chi nella pellicola assiste al denudamento: io a quel senucolo piccino picciò avrei battuto a malapena gli indici delle due mani :lol: ), il film è insipidello e noioso. La barba cresce particolarmente lunga nell'ultima parte in cui i tre amici di Mulligan ne trafugano il cadavere per ragioni tutto sommato inspiegabili, ma perlomeno c'è la figura del santone doppiato da Ferruccio Amendola (che fa pure altre 2-3 piccolissime parti) che diverte molto. E poi c'è una marea di personaggi, davvero un'infinità, è difficile star dietro a tutti! Comunque capisco perché a quel mio amico piaccia tanto, perché da persona che vive il mondo dello spettacolo in prima persona non può non apprezzare il genere del metacinema alla Viale del tramonto maniera (impossibile un raffronto con quel capolavoro, però, l'unica analogia sta nel protagonista William Holden che qui è superbamente doppiato da Locchi), tuttavia il pubblico medio non può certo considerarlo un'opera d'arte di prima grandezza, così logorroico e confuso com'è. Il doppiaggio ha alti e bassi: il geniale adattamento Poppins-Pan è compensato da frasi tirate per i capelli («Neanche t'avessi chiesto la stronza luna» :blink: ) e le voci principali, all'infuori dei grandi Locchi e Di Meo, non m'hanno fatto impazzire (compreso il mio adorato Massimo Turci che, seppur coetaneo del 50enne Larry Hagman, ha un timbro assai più giovanile e quindi non credibile sul personaggio in questione). Meglio le voci di contorno, con una stranamente superba Germana Dominici (Loretta Swit), una grande Franca Dominici in una parte minuscola (Erica Yohn nel ruolo della costumista Agnes), il sempre divertentissimo Gianfranco Bellini (Hamilton Camp), perfino Anna Miserocchi sulla mitica Shelley Winters non è niente male! Comunque chi davvero spacca qui è la Di Meo che aderisce al volto della Andrews in maniera spaventosa, basti guardare quant'è perfetta nella scena delle parolacce che spara contro il marito quando viene a sapere il ruolo che le ha riservato e nella sequenza in cui è in preda ad ubriacatura da calmante.

Venendo a ciò che ieri ho veramente visto, parlerò de La ragazza di campagna (The Country Girl, 1954). Ho riscontrato praticamente solo difetti in questo film, eppure, vai a capire come sia possibile, in definitiva m'è piaciuto! Una prima grossa pecca già la si può riscontrare nel titolo che molto poco ha a che fare con l'intera vicenda e soprattutto spaccia per protagonista assoluta Grace Kelly quando invece, se proprio uno dei tre è più importante di tutti, direi che si tratta assolutamente di Bing Crosby. Altro enorme neo è, almeno per una prima abbondante parte, l'eccesso di dialoghi in unità di luogo che rendono la pellicola per nulla cinematografica e troppo palese la sua derivazione teatrale. Il montaggio non brilla per accuratezza, soprattutto nel mio caso che ho registrato il film da una rete che l'ha spezzato in tre parti anteponendo la terza alla seconda :lol: Il doppiaggio è un insieme di raddoppi imbarazzanti e ha per protagonisti una Morelli disgustosa (ma quando urla sa il fatto suo!) e un Panicali che mai m'è piaciuto come voce di Crosby: accanto a loro, l'orecchio non riesce a percepire nemmeno la piattezza di Cigoli che perciò sembra un dio della recitazione, anche se pure l'udito più atrofizzato lo trova incolore allorché intima al produttore di scegliere un altro regista quando risentirà al telefono il sostituto del protagonista. Molto bello il flashback, una delle poche occasioni che il film offre per mostrare Grace Kelly in tutto il suo abbagliante fascino :wub:
 
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disneyano95
view post Posted on 13/4/2015, 10:07




[QUOTE=Leprotto Bisestile,13/4/2015, 10:51 ?t=63810863&st=750#entry572562275]
CITAZIONE (disneyano95 @ 11/4/2015, 15:05) 
Comunque sí la segretaria é doppiata da Dina Perbellini, hai imaparato la sua voce quindi

Avevo già imparato vedendo Bagdad, anche se qualcuno, che sicuramente manco conosce il film, m'aveva voluto far credere che mi fossi sbagliato, giusto per buttare un po' di fango addosso a me che tra l'altro ero l'unico ad averlo degnato di qualche parola. Scusate lo sfogo e grazie a disneyano per la conferma.


Mi hai fatto venire la curiositá ,qual é il film del 49 con Maureen O'Hara e Vincent Price?
 
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Esponja88
view post Posted on 13/4/2015, 13:04




CITAZIONE (Leprotto Bisestile @ 13/4/2015, 10:51) 
CITAZIONE (disneyano95 @ 11/4/2015, 15:05) 
Comunque sí la segretaria é doppiata da Dina Perbellini, hai imaparato la sua voce quindi

CITAZIONE (Esponja88 @ 11/4/2015, 15:34) 
Ho rivisto S.O.B (1981), splendido film di Blake Edwards che non conosce quasi nessuno

Io purtroppo lo conosco eccome -_-
Ecco il commento che avevo scritto altrove cui apporto qualche lieve ritocco:

Ieri sera ho visto S.O.B. - Son of bitch (S.O.B., 1981). Caldamente raccomandatomi dal fan numero uno di Julie Andrews, questi m'ha espressamente chiesto di non farmi influenzare dal suo giudizio superpositivo sulla pellicola: non c'era pericolo che ciò accadesse :D Nonostante il grande interesse suscitato dalla sceneggiatura autobiografica di Blake Edwards (è praticamente la storia del flop del suo Operazione Crêpes Suzette, anche quello con protagonista sua moglie Julie Andrews), nonostante le due adorabili canzoni intonate dalla nostra amata tata volante ad inizio e fine film (sebbene con un voluto ma ugualmente tremendo fuori sinc nella prima!) e i suoi divini vocalizzi al pianoforte, nonostante il bell'adattamento italiano che porta il personaggio della Andrews ad essere famoso per il ruolo di Mary Poppins e non di Peter Pan come dicono in originale, nonostante l'irresistibile comicità di Richard Mulligan prima completamente muto e che poi parla esageratamente a raffica, nonostante il celebre topless di Julie che comprensibilmente suscitò non poco scalpore (meno comprensibile la standing ovation di chi nella pellicola assiste al denudamento: io a quel senucolo piccino picciò avrei battuto a malapena gli indici delle due mani :lol: ), il film è insipidello e noioso. La barba cresce particolarmente lunga nell'ultima parte in cui i tre amici di Mulligan ne trafugano il cadavere per ragioni tutto sommato inspiegabili, ma perlomeno c'è la figura del santone doppiato da Ferruccio Amendola (che fa pure altre 2-3 piccolissime parti) che diverte molto. E poi c'è una marea di personaggi, davvero un'infinità, è difficile star dietro a tutti! Comunque capisco perché a quel mio amico piaccia tanto, perché da persona che vive il mondo dello spettacolo in prima persona non può non apprezzare il genere del metacinema alla Viale del tramonto maniera (impossibile un raffronto con quel capolavoro, però, l'unica analogia sta nel protagonista William Holden che qui è superbamente doppiato da Locchi), tuttavia il pubblico medio non può certo considerarlo un'opera d'arte di prima grandezza, così logorroico e confuso com'è. Il doppiaggio ha alti e bassi: il geniale adattamento Poppins-Pan è compensato da frasi tirate per i capelli («Neanche t'avessi chiesto la stronza luna» :blink: ) e le voci principali, all'infuori dei grandi Locchi e Di Meo, non m'hanno fatto impazzire (compreso il mio adorato Massimo Turci che, seppur coetaneo del 50enne Larry Hagman, ha un timbro assai più giovanile e quindi non credibile sul personaggio in questione). Meglio le voci di contorno, con una stranamente superba Germana Dominici (Loretta Swit), una grande Franca Dominici in una parte minuscola (Erica Yohn nel ruolo della costumista Agnes), il sempre divertentissimo Gianfranco Bellini (Hamilton Camp), perfino Anna Miserocchi sulla mitica Shelley Winters non è niente male! Comunque chi davvero spacca qui è la Di Meo che aderisce al volto della Andrews in maniera spaventosa, basti guardare quant'è perfetta nella scena delle parolacce che spara contro il marito quando viene a sapere il ruolo che le ha riservato e nella sequenza in cui è in preda ad ubriacatura da calmante.

Almeno sul doppiaggio siamo d'accordo :D ...soprattutto la mostruosa aderenza fra la Andrews e la Di Meo, e le buonissime (anche se brevi) prestazioni di Germana Dominici e Anna Miserocchi (che mi pare qua dentro non godano di grande successo)
 
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Leprotto Bisestile
view post Posted on 17/4/2015, 08:51




CITAZIONE (disneyano95 @ 13/4/2015, 11:07) 
Mi hai fatto venire la curiositá ,qual é il film del 49 con Maureen O'Hara e Vincent Price?

Sì, è quello, la Perbellini ha un ruolo minuscolo, una sola battuta o comunque un unico anello.

CITAZIONE (Esponja88 @ 13/4/2015, 14:04) 
le buonissime (anche se brevi) prestazioni di Germana Dominici e Anna Miserocchi (che mi pare qua dentro non godano di grande successo)

Sì, infatti, io personalmente non le sopporto proprio ^_^
 
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disneyano95
view post Posted on 17/4/2015, 09:43




Grazie mille Leprotto della conferma! Comunque a me Germana Dominici e Anna Miserocchi piacciono, certo quando vengono date loro ruoli adatti!
 
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Esponja88
view post Posted on 17/4/2015, 13:36




Anche a me piacciono! Magari non sono esempi di grande versatilità, ma si tratta di voci talmente particolari da risultare indimenticabili se usate nel mondo giusto
 
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Leprotto Bisestile
view post Posted on 25/4/2015, 16:46




Un po' di film visti recentemente.

Due mogli sono troppe (Italia, 1951), filmetto che, pur nella consapevolezza di non essere un capolavoro, pretende da sé più di quel che realmente può offrire. Co-prodotto con l'Inghilterra, i due veri protagonisti sono proprio una coppia d'inglesi in viaggio in Italia la cui metà femminile è Sally Ann Howes, famosa per aver girato, quasi vent'anni dopo, il mitico Citty Citty Bang Bang! Secondo i cartelli dell'edizione italiana, però, sia lei che il partner maschile Griffith Jones sono comprimari al servizio del "talento" di Lea Padovani che in realtà sta sullo schermo per mezz'ora scarsa! Doppiaggio CDC nella norma, con qualche vecchietto di troppo che si vuol far passare per voce da scattante giovanotto. Non tutta colpa sua, vista l'ingerente produzione italiana, ma comunque il dialoghista sarebbe potuto intervenire per evitare la ridicolaggine del nome del villaggio: Poppi del Sangro! :blink:

La morte bussa due volte. Siamo nel 1969, ma è chiaro solo dalla dicitura CDC nei titoli di testa anziché semplicemente CD, perché per il resto il thriller in questione ha tutti gli stilemi tipici delle produzioni italiane degli anni '70 nei colori disgustosi, nelle cineprese a spalla che fanno su e giù provocando il mal di mare, nei montaggi allucinati e allucinanti. Bislacca e nemmeno tanto riuscita la scelta di Dhia Cristiani, ormai consacrata a ruoli da anziana caratterista, per doppiare un'Anita Ekberg ancora molto in forma, soprattutto quand'è senza veli :D Nulla da eccepire, al contrario, riguardo a Locchi, voce perfetta per l'invidiabile fisico dell'imbambolatissimo Fabio Testi che spesso e volentieri è a torso nudo nell'evidente speranza di distogliere lo sguardo dal bel volto inespressivo, ma questo può funzionare per le donzelle, l'altra parte degli spettatori guarda il viso e ride a più non posso!

Donne facili (Les bonnes femmes, 1960), pellicolaccia insulsa che non ha un bel nulla da narrare e che, per raggiungere una durata accettabile (comunque ridotta di 10' nell'edizione italiana), perde tempo con virtuosismi registici non particolarmente accattivanti e assolutamente fini a sé stessi. Fu talmente mal accolto in patria che da noi, che pure abbiamo co-prodotto il film, arrivò soltanto nel '62 con un doppiaggio CDC eseguito magistralmente nella sua estrema complessità dovuta ad un numero esorbitante di pezzi da doppiare con urla e rumori vari della bocca. Le quattro protagoniste hanno le voci di Betti, Di Meo, Savagnone e -incredibile!- Bonansea e c'è la chicca della grande Ave Ninchi doppiata da Lydia Simoneschi la quale, invece d'insegnare l'italiano com'è palese che accade in originale, nella nostra versione consiglia alla Di Meo d'imparare la dizione per poter diventare una buon'attrice, spiegando così perché Ave insiste sulla pronuncia di "braccia" in cui Maria Pia fa sentire distintamente la I: ottima trovata!

I giorni più belli (Italia, 1956), commedia dai buoni sentimenti che risulta scialbetta puntando esclusivamente sur un gran numero di famosi attori dell'epoca coinvolti anche in poche scene, come De Sica, Riva, Billi, Checchi, Campanini, Castellani, perfino Cigoli (che non parla!), accanto ad altri nomi celebri in ruoli di maggior spessore quali Interlenghi, la giunonica sua metà Antonella Lualdi (tra i pochi doppiati, nello specifico dalla Di Meo), i due Carotenuto, Clelia Matania (curiosamente pure lei senza la sua voce ma con quella della Simoneschi che ne fa un'attrice del tutto diversa!) e soprattutto la delicatissima Emma Gramatica la quale dipinge una bella particina col tenero candore della terza età.

Il lupo dei mari (The Sea Wolf, 1941), uno dei non pochi film ad esser ritenuti dei capolavori quasi indiscutibili e che al contrario io ho trovato barbosissimo malgrado l'atmosfera di mistero umidiccio di cui gode fin dalle prime inquadrature. Indubbiamente la performance del protagonista Edward G. Robinson è notevole come sempre in questo grandissimo attore, ma non so se questo possa esser sufficiente a non far addormentare lo spettatore, compreso l'appassionato di doppiaggio italiano che, in piena tradizione schifosamente Warner, vi trova appena cinque voci note dovendosi rassegnare per il resto ad ascoltare la recitazione piatta e monocorde di tipi semisconosciuti come Ennio Cerlesi e Corrado Racca.

Il diario di un condannato / Sotto il sole rovente (The Lawless Breed, 1953), discreto western con ottimi colori che ha una prima buona parte più tradizionale per uscire invece felicemente fuori dai canoni nella sezione verso il finale. Rispetto al precedente, questo film, di produzione Universal (sempre sia lodata!), ha permesso alle mie orecchie finalmente di respirare grazie ad una ventina dei più validi prestavoce del tempo, tra i quali stranamente Rinaldi è impiegato in una parte minuscola e non su Rock Hudson (che già aveva doppiato in precedenza) il quale passa ad un sorprendentemente ottimo Cigoli scelto forse per via della voce da uomo fatto e non da ragazzo che meglio s'adatta alle varie età del personaggio.

Le 5 schiave (Marked Woman, 1937). Dopo un inizio sonnolento abbastanza tipico del cinema anni '30, contraddistinto per di più da una regia quanto meno curiosa che chiede agli attori di guardare direttamente in camera come se stessero parlando allo spettatore, la gangster story in questione si fa più interessante, anche se una certa noia serpeggia qua e là facendola apparire una pellicola lunghissima. Di nuovo un film Warner, di nuovo tante voci sconosciute (persino quella della protagonista Bette Davis!) tra le quali sono stato in grado d'individuare solo Persa, Luigi Pavese e Corte (i più preparati aggiungono Majeroni, ma nessun altro).

Questa notte o mai (This Could Be the Night, 1957). Non so dire perché mi sia piaciuto, in fondo è anche un film piuttosto teatrale e pieno dei cliché più fastidiosi che riguardano gl'italiani, però fin dai primi istanti ho avuto una piacevole sensazione nel guardarlo e me la sono trascinata sino alla fine. Forse è anche merito dell'ottimo doppiaggio, pur trattandosi di produzione MGM, dove la Betti è assai più brava del solito ed è affiancata da un Rinaldi e un Romano che in stato di pura grazia recitano con un'impeccabile calata partenopea favolosamente gustosa.

La rivale di mia moglie (Genevieve, 1953). Bellissimo titolo italiano in luogo di quello squallido dell'originale per una commedia che gode d'un credito pazzesco fin da quando fu distribuita al cinema (vinse il British Oscar per il miglior film dell'anno!) non completamente comprensibile: è vero che le tante vicissitudini dei quattro protagonisti non risultano stancanti come si potrebbe prevedere se se n'elencasse il numero, è vero anche che più di qualche dialogo appare brillante, gli attori capaci e il Technicolor assolutamente superlativo, ma certo ho visto film scacciapensieri di gran lunga più belli e che invece vengono bellamente ignorati o quasi. Il doppiaggio rivela una prestazione insolitamente impeccabile di Dhia Cristiani insieme ai sempre eccezionali Locchi, Sibaldi e Calavetta: data la produzione inglese e le voci elencate, nonché altre che ricordo in ruoli di contorno (Turi, Tettoni, Busoni, Polacco, Persa), la direzione del doppiaggio è certamente la stessa dei film MGM (Franco Schirato), ma anche il dialoghista dev'essere lo stesso maniaco delle ridicole traduzioni a tutti i costi anche nei nomi: Wendy diventa Jenny, Alan è Lallo, Rosalind diviene Rosalinda, Ambrose viene ribattezzato Ambrogio, senza dimenticare la vera protagonista Genevieve il cui nome è inquadrato spesso senza che perciò risulti molto comprensibile come mai tutti ne parlino come di Genoveffa!

Tutto finisce all'alba (Sans lendemain, 1940), film che può piacere solo a tre categorie di persone: a chi ama inzuppare il fazzoletto davanti alla TV (e decisamente io non rientro tra loro!), ai non pochi ammiratori del regista Max Ophüls che qui però è anonimo nella migliore delle ipotesi quando non del tutto ridicolo (ma che porcheria è quella della tendina disegnata su certi fotogrammi che rimane fissa mentre la macchina da presa si sposta freneticamente!?!), agli appassionati di doppiaggio che qui possono godere d'una versione italiana effettuata in piena Seconda Guerra Mondiale (ma le bellissime voci non sono al loro meglio e i dialoghi fanno pena: "je vais les chercher" tradotto letteralmente con "vado a cercarli" anziché "a prenderli", tanto per dirne una, come se la gabbia degli uccellini in questione se ne andasse in giro da sola...).

Non c'è amore più grande (Italia, 1955). Il melodramma è più melodramma che mai, il soggetto è del tipo che più detesto e un paio d'assurdità fanno mettere le mani nei capelli, però la produzione è proprio niente male: regia senza tentennamenti (a parte la scena del bambino che sveglia Carotenuto), grosse interpretazioni non solo da parte di mostri sacri del cinema italiano (Arnoldo Foà, il già citato Mario Carotenuto, Gino Cervi, Aldo Silvani) ma anche della generalmente più modesta Antonella Lualdi che in questo caso sente molto il personaggio e lo restituisce in maniera forte e vibrante, aiutata comunque nella recitazione dal doppiaggio della Simoneschi che firma l'ennesimo suo capolavoro. Tutto il doppiaggio è in realtà di livello tanto eccellente da far girar la testa, con nomi importantissimi come De Angelis, Marcacci o Besesti (tanto per citare tre degl'innumerevoli che vi si possono sentire) impegnati in pochissimi anelli e con Cigoli che addirittura ha un'unica battuta perfino incompleta! Dispiace davvero che in questo mare di perfezione, insolito per una pellicola italiana e che eleva il livello dell'idea di partenza, ci si trovi dinanzi ad un protagonista maschile proprio smunto (Franco Interlenghi) che con voce effeminata e poco convincente s'autodoppia con buona pace del grande Locchi che avrebbe potuto sostituirsi a lui in maniera di gran lunga più esaltante (cito Pino e non Rinaldi perché il primo ha lavorato comunque nella prima scena del film dove si sentono anche Di Meo, Bellini e altri).

L'assassino di pietra (Italia, 1973). Se m'avessero chiesto di scrivere una tagline per il manifesto di questo film, avrei proposto "Non avete capito niente con Improvvisamente l'estate scorsa? Qui vi raccapezzerete ancor di meno!". A parte il clou della vicenda consistente nell'anniversario della morte di certi siciliani che l'antagonista (Martin Balsam doppiato da Arturo Dominici :sick: ) vuol rievocare con un bel massacro vendicativo, per il resto non sono stato in grado di comprendere un solo dettaglio di quest'assurdo filmaccio hippy avente per protagonista quella faccia ridicola di Charles Bronson che si fregia dell'impareggiabile voce di Rinaldi.
 
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Leprotto Bisestile
view post Posted on 3/5/2015, 18:20




Diversi giorni fa ho provato a vedere La maschera di Dimitrios (The Mask of Dimitrios, 1944), ma era talmente pesante che, anche perché avevo non molto tempo a disposizione, l'ho tolto a tre quarti d'ora dall'inizio! Il ridoppiaggio non era male nelle voci, ma una tipa che durante un flashback scende da una carrozza e fuori campo commenta "Avevo appena fatto un giro in macchina" mostra tutto il presappochismo con cui dev'essere stata registrata la nuova versione italiana.
Stoppando La maschera di Dimitrios, ho preso quindi L'amore più grande (My Son John, 1952). Un mio amico tempo fa lo cercava disperatamente, ma io non ero molto intenzionato a vederlo e per curiosità lessi la trama, cosa che di solito non faccio per non anticiparmi nulla sulla visione del film (pensavo comunque che non l'avrei mai visto e quindi non stavo rovinandomi nulla). Per motivi lunghi a spiegarsi, ora me lo sono ritrovato per le mani e la lettura del plot s'è rivelata utilissima a districarmi nella storia teatraleggiante, lunga e un po' pesantuccia, perché altrimenti avrei fatto molta fatica a comprendere che diavolo avesse combinato di tanto grave il protagonista giovane del film. Forse è colpa del doppiaggio nostrano che in una cultura profondamente diversa dall'americana ha voluto eliminare tutti i riferimenti più espliciti all'ideologia comunista invisa agli statunitensi ma più che apprezzata da noi. Classico problema dei doppiaggi d'un tempo, insomma, aggravato dalla scelta della Pagnani per il ruolo principale, ma in Paramount in quel periodo le vecchie protagoniste o comprimarie se le beccava tutte lei (L'ereditiera, Viale del tramonto...). Sottotitoli Golem fatti ad orecchio, col reverendo O'Dowd trascritto come O'Dell... Hayes che più sopra le righe non si può e montaggio orrorifico, ma quest'ultimo difetto è dovuto alla morte del protagonista a film non ancora terminato che nei migliori casi portò all'utilizzo di campi lunghi dell'hitchcockiano Delitto per delitto!

Altri film visti nel frattempo:

Quel fantastico assalto alla banca (The Great Bank Robbery, 1969), commedia western con un paio di canzoni che fa ridere molto poco ed anzi fa scendere più di qualche lacrima nel vedere che Kim Novak (R. Savagnone) dopo Moll Flanders è diventata una presenza fissa nei film che richiedono una figura femminile scollacciata che mostri le sue grazie ad ogni schioccar di dita. Insieme a lei, tanto altro talento sprecato come quello di Zero Mostel (S. Sibaldi), Akim Tamiroff (C. Gaipa), Sam Jaffe, Elisha Cook jr. (G. Bellini, come da tradizione) e Ruth Warrick (R. Marini, scambiata su wiki per la Cristiani). Come potete vedere, il doppiaggio è CDC, cosa strana per un Warner di fine anni '60 i cui fratellini erano doppiati in quel periodo sempre dalla SAS.

Istanbul (id., 1957) incrocio tra Casablanca e soprattutto Prigionieri del passato dal risultato non proprio riuscito ma perlomeno salvabile con protagonista Errol Flynn (G. Panicali!) che viene sempre descritto come attore alla deriva in quel periodo e che al contrario io ho trovato ancora in gambissima. Nel cast c'è anche Nat King Cole che canta la celeberrima When I Fall in Love ed ha i dialoghi doppiati in italiano da Renato Turi il quale presta la voce anche ad un altro figurante. Cornell Borchers fortunatamente NON è doppiata da chi indica Guidorizzi!

Passo Oregon (Oregon Passage, 1957), western molto carino, ovviamente con qualche lentezza tipica del genere inserita comunque in un film opportunamente molto breve, dall'appassionante lotta finale e con ben tre belle figure femminili (non male nemmeno il ruolo affidato a Platt-Capecchi, però) doppiate da Betti, Calavetta e una Simoneschi superbamente str..za! È l'unico film che conosca in cui Barbetti e Simoneschi doppiano giovanotti che si scambiano effusioni: succede anche ne Il cerchio di sangue, ma lì lei è una Joan Crawford che non definirei proprio un fiorellino appena sbocciato :P Tra l'altro Barbetti è il protagonista, cosa eccezionalmente rara per un film di fine anni '50 che sia doppiato con gran sperpero di denaro dai vari summenzionati.

Minnesota (Woman of the North Country, 1952). Western più pesante che no, con un gran doppiaggio della Simoneschi che presta la voce a Ruth Hussey definita bellissima donna da chiunque proferisca parola nel film, lei stessa compresa: a questo punto io avrei intitolato la pellicola "Quando manca un oculista"! Molto più carina Gale Storm (M. Bonansea) alla sua ultima apparizione cinematografica.

3 ore per uccidere (Three Hours to Kill, 1954), ottimo whodunit quasi all'Agatha Christie in una colorata ambientazione western con bravi interpreti e bel doppiaggio, ma pessimo adattamento italiano del titolo.

La rosa di Washington (Rose of Washington Square, 1939). Direi assolutamente che un musical drama non può essere interamente basato su una trama tanto stringata quanto quella di "Due giovani s'amano, ma lui è un perdigiorno"! Non c'è assolutamente altro in questo film del tutto dimenticabile, nemmeno il numero musicale che dà il titolo al film: sia le acrobazie dei due prodigiosi ballerini, sia la gag della sigaretta che spunta dal nulla durano troppo per non annoiare! Doppiato a più di dieci anni di distanza senza colonna internazionale, il che proprio non va in un film con canzoni: quando Power (G. Panicali) vede per la prima volta la Faye (L. Simoneschi), nella versione italiana lei canta sempre gli stessi due versi mentre le labbra vanno avanti diversamente! Nel cast figura anche Al Jolson (G. De Angelis) che per la trecentesima volta è costretto a cantare My Mammy col viso annerito: secondo me i nativi dell'Africa dovevano stargli ormai parecchio sulle scatole!

Il traditore di Forte Alamo (The Man from the Alamo, 1953). Non val la pena di sprecarci fiato, se non contro chi ha deciso di punto in bianco di levare Julie Adams alla Simoneschi in favore della pur ottima Marini.

La frusta dell'amazzone (Bullwhip, 1958). Malgrado la poco convincente psicologia del fondamentale personaggio del giudice, una divertente Bisbetica domata in chiave western con una protagonista bella come una madonna e il doppiaggio CDC delle migliori occasioni.

Ho concluso la settimana con due film con Bette Davis.
Il primo è Io ti aspetterò (The Sisters, 1938), dramma amoroso talmente lento e insipido che quando accade il disastro dei disastri la sorpresa è spiazzante e finisce per rovinare ancora di più il film. La struttura circolare del racconto è comunque riuscita, così come digeribile è anche il ridoppiaggio.
Ben più esaltante è stata la visione del secondo film con la diva, Al centro dell'uragano (Storm Center, 1956), pellicola meravigliosamente potente che, pur schierandosi contro il comunismo, è imperniata molto coraggiosamente sull'anti-maccartismo e s'appoggia su una grandissima prova della Davis e della sua doppiatrice italiana ufficiale del periodo.
 
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Leprotto Bisestile
view post Posted on 7/5/2015, 15:05




Ieri ho provato a vedere La vendetta di Ercole (Italia, 1960), ma faceva talmente pena con quei risibili mostri di peluche che ad un'ora dall'inizio, sebbene stimolato dal bel doppiaggio CDC, non me la sono sentita d'andare avanti e ho messo su L'angelo nero (Black Angel, 1946) che curiosamente condivide col precedente la presenza di Broderick Crawford doppiato in entrambi i casi da Giorgio Capecchi! Il noir americano s'è rivelato ovviamente molto più trascinante, soprattutto nell'inquadratura d'apertura che è qualcosa che di più inventivo non si può, per non parlare del sogno con la fotografia ondulata, però qualche tempo morto ce l'ha e porta lo spettatore a distrarsi. Dopo la prima cattiva impressione si dimostra ottimo Augusto Marcacci come voce del protagonista Dan Duryea che abitualmente doppiava con meno perfezione.
 
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Leprotto Bisestile
view post Posted on 9/5/2015, 13:44




Ieri ho visto Maschere e pugnali (Cloak and Dagger, 1946). Fritz Lang supera sé stesso, purtroppo in negativo, dirigendo un intrigo spionistico che pochi altri possono superare quanto a noia, nemmeno l'odioso dittico con cui il grande regista chiuse la sua carriera. Pavese ce la mette tutta per non fare il grassone caratterista ma un longilineo personaggio principale, però la fisicità di Cooper è comunque troppo distante dal timbro di base del bravo Luigi, il che in ogni modo è solo una goccia nel mare di sbagli dello strampalato doppiaggio italiano che porta l'inconfondibile etichetta Warner del periodo e che lascia in originale una scena in cui Lilli Palmer in una parte da italiana parla con la sua voce in un italiano stentato affermando che suo marito non parla italiano: un caos che manco in Torna a settembre!
 
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Leprotto Bisestile
view post Posted on 12/5/2015, 10:11




Ultimamente ho rivisto Dial "M" for Murder (1954), il famoso film hitchcockiano che non si capisce se in italiano si chiami Delitto perfetto o Il delitto perfetto perché fu presentato al cinema più volte con titoli diversi e l'originale non si sa quale sia! A parte questa chicca e quella della ripresa in 3D parzialmente vanificata dalla versione attuale in 16:9 (pare che Hitchcock avesse piazzato determinati oggetti in specifici angoli del fotogramma affinché risaltassero in 3D, ma ora quegli oggetti non si vedono più!), sinceramente secondo me non c'è molto altro da ricordare in questo film che giudico uno dei meno riusciti del grande regista. Concordo con chi sostiene che lasci a bocca aperta la capacità di Sir Alfred di non farsi trascinare dall'ambiente teatrale del racconto e di non stare quindi lì impalato con la cinepresa a filmare tutto in un'unica posizione in stile Il re ed io, però la pesantezza del film girato tra quattro pareti si sente comunque molto. E quattro muri quasi invalicati significano anche poca azione e di conseguenze dialoghi a non finire, soprattutto nella scena clou dell'incontro tra Milland e Dawson dove m'è risultato impossibile seguire ogni singola parola recitata con completa noncuranza di verosimiglianza (qualche "ehm" qualche volta potevano pure mettercelo, come succede nella realtà!). Tutto ciò, poi, per non parlare del fine umorismo del maestro che qui è latitante e si fa sentire solo in un numero di momenti che si conta sulle dita della mano destra. Dal doppiaggio si capisce bene che il film è di produzione Warner, qualunque altro direttore avrebbe scelto tutt'altro genere di voci, comunque una volta tanto si tratta di doppiatori sì inusuali in relazione ai relativi attori e personaggi però azzeccati.

Ho visto anche Base Luna chiama Terra (First Men in the Moon, 1964), sci-fi piuttosto simpatico e colorato, soprattutto nella lunga parte ambientata in Inghilterra, prima quindi che prenda il sopravvento l'odiosa Dynamation che comunque stavolta è piuttosto limitata anche nella parte dell'avventura sulla luna. Anche qui il doppiaggio è fortemente rivelatore della casa produttrice del film, la Columbia, con nomi importantissimi usati per ruoli microscopici o effettati al naturale o elettronicamente (uno dei russi sembrerebbe Locchi, un altro Barbetti, il giudice selenita è certamente De Angelis con la voce distorta), ma certo è curioso che Panicali abbia messo la Calavetta su una tipa che non penso arrivi a cento parole togliendo così la storica voce ufficiale a Martha Hyer che passa invece a Fiorella Betti.

Infine ho visto Diabolicamente tua (Diaboliquement vôtre, 1967). Ultimo film del rinomato regista Julien Duvivier, è di primo acchito un buon thriller che durante la visione può soddisfare, ma certo ha un epilogo tremendamente scontato e quando si ripensa a ciò che è passato sullo schermo vien da chiedersi il perché di certe scene d'assoluta inutilità: evidentemente è così che sceneggiatori e regista hanno pensato di mischiare un po' le carte in tavola in modo da non far capire troppo bene quel che invece era chiaro fin dalle prime scene. Soddisfacente il doppiaggio CDC che a fatica attribuirei a Schirato o a Panicali perché le voci usate erano molto amate da entrambi: Turci, Betti, Lionello, Dominici (due ruoli), Persa ed ovviamente Sergio Fantoni che s'autodoppia.

Edited by Leprotto Bisestile - 12/5/2015, 13:00
 
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Leprotto Bisestile
view post Posted on 13/5/2015, 11:40




Ieri ho visto Non si maltrattano così le signore (No Way to Treat a Lady, 1968). L'assunto è sgradevolissimo e su questo risulta impossibile dire il contrario, ma la tecnica di realizzazione è molto coinvolgente, talmente tanto che si passa volentieri anche sull'ultima scontata sequenza dell'altrimenti inutile figura femminile centrale interpretata giustamente con poco trasporto da Lee Remick, mentre più sentito è invece il doppiaggio della Di Meo. E parlando della versione italiana, per quanto adori Rinaldi che in qualsiasi altro film sarebbe stato l'interprete perfetto per restituire in voce un personaggio di trasformista che cambia timbro come se nulla fosse (e Giuseppe ci riesce anche qui alla grande), sarebbe stato molto meglio ricorrere a Carlo Romano che nelle modifiche vocali ci sapeva fare ancora di più e che non sarebbe suonato affatto fuori luogo vista la corporatura piuttosto massiccia del gigionissimo Rod Steiger. Nulla da eccepire sul Graziani co-protagonista, raramente così perfetto e poco esagerato, mentre poco comprensibile appare il raddoppio di Rita Savagnone in due brevi ruoli. Nessuno sembra evidenziare, quantunque a me la cosa appaia piuttosto palese, che i quadri della madre del protagonista sono ritratti sulle sembianze di Gladys Cooper:
 
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Leprotto Bisestile
view post Posted on 18/5/2015, 11:14




Ultimi film visti:

Il terzo delitto (The Mad Miss Manton, 1938). La trama gialla, a dir la verità, non è che si riesca a seguire più di tanto, ma l'aspetto comico del film, stoltamente tolto di mezzo dal titolo italiano, è abbastanza simpatico e può contare su gag abbastanza riuscite come quella del giro degli schiaffi al primo incontro tra i due protagonisti o come altre varie garantite da un'ottima traduzione dei dialoghi in cui sorprendentemente i nomi rimangono tutti in originale (la versione italiana, comunque, ha 11 anni meno del film, tempo durante il quale hanno ancora una volta perso per strada la colonna internazionale). Tra gl'innumerevoli film in cui si sa che la Simoneschi ha doppiato Barbara Stanwyck, Il terzo delitto è il più vecchio, anche se in Italia arrivò dopo molti altri in cui l'accoppiata storica s'era già consolidata. Panicali (Henry Fonda) insentibile!

Stalag 17 - L'inferno dei vivi (Stalag 17, 1953). Billy Wilder è un regista e sceneggiatore molto sopravvalutato, soprattutto dal 1960 in poi: nel periodo precedente ha sfornato davvero dei gran capolavori, ma pure lì qualcosa di non davvero perfetto ogni tanto saltava fuori, com'è il caso di questo Stalag 17 che sicuramente è prodigioso nell'unire il serio e il faceto, ha una regia notevole particolarmente nel portarci a cambiare di volta in volta pensiero su chi possa essere la spia anche solo tramite semplici inquadrature statiche, ha la curiosità del regista Otto Preminger coinvolto come attore in un ruolo da gerarca nazista (voce italiana di Bruno Persa, il doppiatore fisso dei registi che si danno alla recitazione, vedi anche Elia Kazan ne La città del peccato!); tuttavia s'avverte molto chiaramente fin da subito il desiderio d'allungare il brodo, cosa certamente necessaria per una trama riassumibile con otto parole ("Chi è la spia nel campo di prigonia?") però di fatto poco gradevole. È curioso come relativamente al doppiaggio italiano nessuno sottolinei che Sibaldi doppia il proprio attore in maniera principale ma non continuativa: quando il suo personaggio imita Clark Gable la voce passa a Cigoli (che parla di Scarlett invece di Rossella -!- e che nel resto del film doppia il protagonista William Holden -!!-), quando imita Ronald Colman passa a Lauro Gazzolo (che nel resto del film doppia Erwin Kalser, ma comunque per quest'imitazione ci voleva Marcacci), quando imita James Cagney passa a Nino Pavese (che nel resto del film fa Richard Erdman), quando imita Cary Grant passa discutibilmente a Carlo Romano il quale tra l'altro risponde a sé stesso che con voce effeminata un secondo prima gli ha fatto una domanda come doppiatore di Harvey Lembeck! Io avrei fatto fare tutto a Sibaldi, per la verità, imbastardendo così un po' di meno una versione italiana di tutto rispetto con grandi voci (Polacco che doppia un aitante giovanottone è una graditissima sorpresa) e bei dialoghi (Robert Strauss, voce di Luigi Pavese, interpreta Animal, in italiano Caprone).

Vento di tempesta (The Miracle, 1959). Telenovela piena di salti, incongruenze, situazioni incomprensibili, una protagonista a cui piedi cade qualunque essere umano di sesso maschile senza che se ne capisca il perché (è bella, ma non è mica Rita Hayworth!) e soprattutto la ridicolaggine che informa l'intero racconto: mentre una ragazza va a vivere la sua vita per vedere come si sta fuori dal convento, la statua della Madonna della sua chiesa prende le sembianze della tipa e fa la suora al suo posto!!! Il doppiaggio CDC porta l'inconfondibile stile degli ultimi anni di lavoro di Neroni, cioè molto accurato e lontano dalle porcherie che sfornava negli anni '40.
 
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Leprotto Bisestile
view post Posted on 19/5/2015, 08:18




Ieri ho visto Il cervello di Frankenstein (Bud Abbott Lou Costello Meet Frankenstein, 1948). Per essere il cosiddetto capolavoro di Gianni e Pinotto non è poi un granché, a me certi film di Jerry Lewis divertono molto di più (per non parlare dell'inarrivabile Totò!), comunque l'idea di combinare due filoni Universal come quello della coppia Abbott-Costello e quello dell'orrorifico è intelligente e ben presentata. Grande il doppiaggio CDC soprattutto per i due protagonisti Gazzolo e Romano e per la meravigliosa Lattanzi (Calavetta e Sibaldi sono pure loro ottimi, per non parlare della comparsata di Persa), ma purtroppo Polacco recita come una macchinetta, Racca altrettanto, Sordi propone sempre lo stesso tipo di recitazione spenta che era abituato ad usare in ogni sua prestazione dietro al leggio che non fosse un doppiaggio di Stanlio e Ollio.
 
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Leprotto Bisestile
view post Posted on 20/5/2015, 11:48




Sollecitato da un recente articolo di Nunval su Prisma, ieri mi sono visto Il più comico spettacolo del mondo (1953), parodia italiana del capolavoro demilliano Il più grande spettacolo del mondo che vanta il primato del primo film in 3D realizzato nel nostro Paese. Mi dispiace contraddire Nunval e parlar male d'una pellicola con protagonista il mio amato Totò, però è proprio un filmaccio, tutto preso dall'esaltazione della tridimensionalità con i personaggi che tirano oggetti contro la cinepresa, ma per nulla preoccupato d'offrire uno spettacolo veramente comico come vorrebbe far intendere il titolo. Le gag sono insipide e se non si conoscesse il "corrispettivo" statunitense alcune risulterebbero incomprensibili (v. la caduta di Sorrentino dalla fune che praticamente non ha nemmeno cominciato a scalare :P ). Doppiaggio CDC sin troppo di lusso con una curiosità: Bruno Persa doppia Mario Castellani solo nel ruolo di Karl, mentre nella parte del coiffeur Castellani ha la sua voce perché la ridicola scenetta è girata in presa diretta (lì sembrerebbe che l'unico doppiato sia il personaggio del marito della grassona con la voce di Pino Locchi). Che Giovanna Cigoli doppi Totò nel ruolo della madre del clown è invece cosa risaputa ma sinceramente poco divertente, anche perché sciupa orrendamente una delle più belle battute del classico repertorio di Totò recitando con scarsa intelligenza la frase "M'ha preso per una di quelle? [Cioè per una prostituta] Non lo sa che io sono una... di queste?" :lol:

Ho visto anche Il tallone di Achille (1952), altro film comico italiano, un po' più simpatico del precedente, ma tutto sommato fa venire il nervoso come tutte le pellicole con Tino Scotti (recentemente ho visto il suo Fermi tutti... arrivo io! che non ho nemmeno commentato per quanto m'è risultato appunto incommentabile). È senza dubbio il film con più alta concentrazione di doppiatori doppiati che abbia mai visto: Malaspina ha la voce di Marcacci, Gizzi quella di Pettinelli, Notari quella di Capecchi, senza contare ovviamente altre mere bellezze al bagno che non sanno recitare o che non sono di lingua italiana come Xenia Valderi (R. Marini) o Tamara Lees (T. Lattanzi, favolosa!); altri doppiatori come Stoppa, Pavese o Gazzolo fanno invece da loro stessi. Il titolo con l'apostrofo riportato da wikipedia non può esistere dacché all'inizio del film Scotti tiene in mano una lavagnetta dov'è ben evidenziato il cacofonico nome originale della pellicola come l'ho scritto io.
 
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