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L'ebreo errante (1948). Un mio amico, per nulla appassionato di film italiani com'è questo, m'ha fatto sempre una testa così perché chiedessi a conoscenti vari questa pellicola. Mi sono sempre rifiutato, ma adesso che La7 l'ha trasmesso in fascia notturna gli ho voluto dare una possibilità. Non so se il mio amico fosse attirato dal buon cast capeggiato dal solito pomposissimo Vittorio Gassman (
S. Ruffini) e da quella brava cozza di Valentina Cortese (
R. Morelli), oppure dalla trama sui generis che unisce il dramma vissuto dai giudei durante la seconda guerra mondiale ad uno spunto di genere quasi fantascientifico che riguarda la vita
secolare del protagonista, fatto sta che il film non è chissà quale gran cosa, anzi risulta un po' noiosetto anche se meno d'altri prodotti similari sulla shoah. Attori doppiati da cima a fondo (salvo alcuni come
Pettinelli o
Polacco che naturalmente danno la voce a loro stessi) con dispendio di denaro talmente forte da far recitare un'unica scena alla
Pagnani ed addirittura un solo anello a testa a
Romano e
Panicali (quest'ultimo nel ruolo di Gesù!).
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Il castello in Svezia (Château en Suède, 1963). È sufficiente dire che il film è di Roger Vadim per far immaginare quanto barbosa sia questa commedia nera filmata dallo stesso papà di roba sonnolenta come
A briglia sciolta (che è ravvivato solo dalla magica presenza della Bardot) o l'episodio
Metzengerstein di
Tre passi nel delirio (che comunque fa schifo in tutti i suoi episodi), solo la sua opera prima
Piace a troppi si distingue in qualche modo. Gli attori che ingaggia, però, sono sempre grandi, e qui la protagonista è una
Monica Vitti straordinariamente conturbante che purtroppo rovina però al doppiaggio la sua bella perfomance usando accenti "terreni" e moderni che poco si confanno all'ambientazione del racconto e alla recitazione degli altri doppiatori scelti dall'immancabile
Panicali che nei titoli di testa recita un paio di battute indistinte.
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La rivincita di Zorro (Zorro, the Avenger, 1959). Film di montaggio del celeberrimo ed amatissimo telefilm Disney, realizzato in larga misura davvero come si deve, cosa che non m'aspettavo affatto da un collage di puntate come questo. Molto bello anche il doppiaggio che anticipa accoppiate riproposte poi anche nella serie TV (
Romano, Amendola) la quale invece ne capovolgerà completamente delle altre (il
Busoni di qui diventerà
Bellini!). Il povero
Panicali, direttore e doppiatore dell'antagonista, immagino quanti pianti si sarà fatto per non aver potuto far lavorare la Calavetta, visto che non c'è alcuna figura femminile nel racconto
A differenza di quanto succederà nella serie, qui
De Leonardis traduce Don Alejandro con Don Alessandro.